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L’arte degli anni anni Novanta in Italia; cosa/chi resterà? I nomi

Sono un artista, di due o tre anni di meno suppergiù, della generazione "piena" degli anni '90. Per come è andata: dal punto di vista sociale, filosofico ed economico (di quel periodo), relazionato all'arte, è naturale e evidente che noi tutti artisti, dico tutti, correnti, movimenti e poetiche, saremo dimenticati, nel mondo dell'arte in senso stretto per inciso. Tranne uno. Per chi ha vissuto quella stagione e per gli studiosi che vorranno analizzarla anche a fondo, emergerà, proprio per la sua stessa nuclearità e caratteristica, che in quegli anni l'arte italiana è stata protagonista esclusivamente di un sentire comune effimero, giocherellone, provocatorio, di arte-creatività diffusa, che pescava nello sperimentalismo degli Annisettanta, e nei Nuovi Media come fanno i bambini al luna park e cialtronamente si riferiva a delle contaminazioni e barbagli postmoderni. Arte che non ha avuto dei solidi riferimenti e dei buoni padri; ha snobbato certe tradizioni, non c'era un vero midollo insomma, e la struttura soprattutto economica e di visibilità di chi faceva e gestiva l'arte era del tutto piramidale. Nel "mondo di mezzo" del mondo dell'arte riferito a quegli anni, e soprattutto, vivaddio, della vita sociale di quegli anni, tutti noi artisti italiani rimarremo nel ricordo, nelle memorie delle riviste e dei giornali, nei video amatoriali, e nell'aneddotica, nelle amicizie e nella 'vita'; ma non nella storia dell'arte vera. Ci saranno tanti revival, ripescaggi (esclusivamente in campo delle economie di qualche gallerista) e feste, come del resto ci furono in quegli anni, tante, troppe. Quindi solo Maurizio Cattelan, giustamente, resterà il protagonista unico e indiscusso della storia italiana (e mondiale) degli Anninovanta. Non ci saranno di contorno Arienti, Bartolini, Vitone, Cingolani... i primi che mi passano in testa; come faceva Politi nelle sue classifiche su Flash Art. Spesso ci dicevamo sempre in camera caritatis io e Gabriele Perretta: "di Cattelan ce n'è uno, tutti gli altri son nessuno"... e così sarà scritto; oppure Cannaviello il Gallerista mi disse un giorno, a proposito del Nostro: "Uè uè, di lui non ne parliamo... è nato imparato". E poi noi tutti artisti sostenevamo sovente: "arte e vita" (con il sorrisino alla Beuys...) o "l'arte è facile" (Beppe Chiari "docet"...), quindi eccoci! tutto previsto!... tutti resteremo nella vita - come sopra detto - (personalmente con gioia e senza rancori), Cattelan anche nell'arte, sopratutto.

Claudio Parrini

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Foto credits Fanpage.it

Opera di Maurizio Cattelan, "All", 2008.

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