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ARTE POPOLARE, LINUX E BRICOLAGE (di Claudio Parrini)

Abstract:

Questo testo è una sorta di narrazione che intreccia tre aspetti -l'arte popolare, il sistema operativo per computer Linux (in generale le comunità telematiche) e tutto il mondo che ruota intorno al “far da sé”- della vita artistica, creativa, ricreativa dell'uomo, tentando di accostare elementi e comparazioni diverse, sempre con una declinazione che riguarda l'arte contemporanea.

Keywords:

Arte popolare, arte contemporamea, outsider art, ex-voto, arte da trattoria. pittura e scultura ingenua, folklore, linux, software aperto, open-source, compartecipazione, know-how, crittografia, bricolage, hobbismo, inventori.

Indicazioni fotografiche: si ringrazia il sito http://www.cnj.it Coordinamento Nazionae per la Jugoslavia

ARTE POPOLARE, LINUX E BRICOLAGE

Mescolanza e comparazione di forme diverse di idendità culturale, artistico e sociale

La pittura popolare (sottointendendo tutta l'arte popolare nel suo complesso) occorre posizionarla sullo stesso livello della pittura preistorica. Tale è uno dei versi, dei tagli, che potremmo individuare e mettere in pratica per dare un inizio all'esame della nostra questione. Come la pittura delle caverne nasce da esigenze vitali: la caccia, la pesca; la pittura popolare risponde a forme di sentimenti primordiali: amore. paura, passione, soggezione. La funzione apotropaica delle incisioni di Lascaux, se vogliamo essere sottili e fantasiosi, è la simile funzione del quadro, con i pesci e la cacciagione con funghi della pittura di genere, esposto nelle trattorie di una volta -chissà, magari per invogliare il potenziale avventore a mettersi a sedere e mangiare. Oggi il posto viene lasciato alla fotografia di nature morte virate che troviamo nei modelli di cucine dell'Ikea o al buffet-ristorante della stessa.

Come il pittore-cacciatore della preistoria incide/disegna e si costruisce l'ascia, dando loro il potere della magia,il pittore popolare, di ieri e di oggi, si arma del suo quadro per comunicare i suoi istinti semplici, che appartengono a tutti. Ambedue, l'arte popolare e l'arte arcaica, sono fortemente identitarie, capaci del tutto di gestire il proprio ruolo (a differenza dell'arte contemporanea che si mostra molto più debole, come presa sul reale) e spiritualmente-eticamente padrone di loro stesse (écho, ouk échomai) dice Aristippo -della scuola cirenaica post-Socrate- : possiedo ma non sono posseduto. Quindi come colui che conosce il meccanismo, i risvolti del funzionamento, i pezzi, lo smontaggio e il rimontaggio, e qui non si può non far cenno agli spippoloni dei computer, alla comunità del software libero GNU-Linux, a tutti coloro he non subiscono la tecnologia ma sono padroni della tecnica. Alla stessa stregua degli inventori (pazzi!?), degli hobbisti, degli amatori-appassionati di, dei bricoleur, di coloro che per indole vogliono fare le cose da sé perché sanno farle e sanno farle meglio. “su misura”. Pensiamo a certi cineasti, Kubrick o Antonioni, che hanno sperimentato lenti o cineprese realizzate ad hoc, uscendo così dall tecnico standardizzato ed omologato.

Una delle altre relazioni che si individuano tra arte primitiva e arte popolare p. es. è quella della funzione delle aspettative: nelle caverne le donne, accanto agli animali, si presentano in veste feconda, e dal fronte religioso di benedizione vedi gli ex-voto e tutta l'arte votiva di ringraziamento. Nel territorio popolare e primitivo l'arte assume un forte carattere riconosciuto dall'intera comunità, del tutto totemico e folkoristico. Viene superata la raffigurazione di un qualcuno o di un qualcosa (il Santo o il montone, la barca o l'ascia) per far sì che tutto ciò viva con/nell'arte. Così avviene nelle comunità telematiche, nei gruppi di hacker dove è inossidabile il carattere totemico e simbolico, anche artistico -trattandosi di arte relazionale-; pensiamo a chi studia nuove forme di interrelazione, di nanotecnologie, di criptomonete, di protezione e sicurezza, di privacy. Pensiamo a personaggi come Tim Berners Lee per il codice HTML, a Richard Stallman per Linux, oppure, anche se non sono molto d'accordo, soprattutto per quanto concerne la riservatezza dei dati personali, Mark Zucherberg con Facebook e a seguire l'ormai “passato” web 2.0.

Nuove forme di azione creativa, di soggettività, di arte: il bricolage

Così come la società arcaica si è evoluta: socialmente, politicamente, tecnologicamente... in generale è cambiato con il tempo il modo di vivere l'uomo è mutato e sta mutando, l'arte stessa ha subito metamorfosi. E l'arte popolare, con la fine della civiltà contadina, di certe tradizioni delle piccole comunità, quindi con la nascita delle città, con la interazione delle religioni e dei suoi riti e idoli, l'arte popolare tout court si è trasformata, è entrata in stanze, non più ritenute sotterranee, dove è interessante capire i ruoli, sta imbattendo sentieri ancora da sfrondare; in certi casi pur con nomi diversi assume i medesimi compiti e svolge le stesse funzioni (si pensi agli ex-voto contemporanei, che possono essere stampe lambda a colori 100x70 con a fianco oggetti reali -pezzi di auto o moto, ecc.-, oppure la cosiddetta “arte da trattoria” che alle classiche nature morte o marine, che nel secondo dopoguerra hanno riempito i ristoranti e le bettole di tutta Italia ed Europa, che hanno passato il testimone ai quadri riprodotti in tre dimensioni, venduti nei grandi magazzini di arredamento, oppure gli acquisti online fatti nei portali cinesi di opere astratte da mero coprimuro, o meglio copri centralina o cassaforte... Quindi inoltrarsi nelle forme contemporanea di arte popolare è uno dei grandi “continenti dell'arte” da scoprire e esplorare.

La maggiore quantità (e qualità) di arte popolare realizzata da ingenui e autodidatti, si trova (sotto forma di ex-voto) con sentimenti votivi e devozionali, nei santuari, cimiteri; nei reparti e laboratori degli ospedali dove vengono trattate le malattie mentali, in vecchi ristoranti e osterie remote, nei piccoli mercatini dell'antiquariato.

Ma occorre prendere atto che questa inizia ad essere storia! Le cose cambiano: l'arte outsider ha le sue gallerie, fiere d'arte internazionali e collezionisti avvenuti; l'arte contemporanea “accetta” ben volentieri, opere simil outsider-art e tribali, mi vengono in mente certe opere ultime di un grande pittore contemporaneo, a mio avviso, Josh Smith che vede le sue ultime produzioni (per intendersi -seccamente- le palme nere con sfondi ondulati e colorati...) paragonabili alle pitture africane Tinga Tinga o anche a quei lavori di strada fatti su cartocino liscio con spray manipolato e sovrapposto; le istituzioni espongono sempre più ufficialmente opere di autori border-line. La stessa Biennale di Massimiliano Gioni, numero 55, dal titolo Il Palazzo Enciclopedico (2013), era declinata sotto il segno dell'artista outsider, autodidatta, dottore, santone, visionario, hobbista... direi forse anche smanettone; come curatore io avrei dato una stanza o più anche al sistema operativo Linux e alle criptomonete.

Claudio Parrini (1963), networker, pittore e produttore. Vive tra l'Umbria e Milano. Inizia ad occuparsi di Rete nei primi anni Novanta con Dada e StranoNetwork, e poi insieme a vari gruppi: UnDo.Net, Quinta Parete e XS2WEB, ha realizzato negli anni progetti su internet e lboratori, Si è semre occupato di arte popolare, pittura minore e outsider-art; da solo dipinge e scrive.

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